Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXI – 14 dicembre 2024.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Scoperta la selettività per il corpo umano in speciali neuroni della corteccia visiva. La percezione con l’immediato riconoscimento del corpo o di parti del corpo ha un ruolo rilevante nella nostra cognizione sociale: gli stimoli visivi per questa sintesi intelligente sono elaborati nell’area corporea extrastriata (EBA) della corteccia visiva. Jesus Garcia Ramirez e colleghi hanno individuato neuroni specifici per la percezione del corpo in prossimità o all’interno di quest’area, ne hanno caratterizzato in dettaglio le proprietà di “sintonia”, evidenziando la distinta selettività per parti del corpo. Oltre alla selettività, i ricercatori hanno anche rilevato tolleranza alla trasformazione dell’immagine, latenza e organizzazione in mesoscala nell’EBA, area mai indagata in precedenza al livello di singoli neuroni. [Cfr. PNAS USAAOP doi: 10.1073/pnas.2408871121, 2024].

 

Disturbi dello spettro dell’autismo (ASD): deficit di Neuroligina 1 causa la ripetitività. Dandan Lv e colleghi hanno accertato e dimostrato che la mancanza di Neuroligina 1 (NLGN1), proteina associata ad ASD, nei neuroni spinosi medi dello striato dorsale esprimenti il recettore D2 della dopamina, è associata alla durata e alla frequenza di due comportamenti ripetitivi dei roditori, considerati equivalenti del comportamento ristretto e ripetitivo (RRB) dei bambini affetti da ASD. [Cfr. Adv Sci. (Weinh) – AOP doi: 10.1002/advs.202410728, December 11, 2024].

 

Individuati neuroni nell’area preottica (POA) che mediano l’adattamento al caldo. L’acclimatazione al caldo è un processo di adattamento che migliora la performance fisiologica e supporta la sopravvivenza a temperature ambientali crescenti e protratte nel tempo, ma i meccanismi che la rendono possibile finora non erano stati chiariti. Ambroziak e colleghi hanno identificato un gruppo discreto di neuroni nell’area preottica dell’ipotalamo (POA) del topo, che aumentano rheo-statisticamente la loro attività nel corso del processo di acclimatazione, rendendo i roditori tolleranti al caldo.

I ricercatori hanno anche individuato un meccanismo acuto di difesa dal caldo in topi non acclimatati: vie periferiche termoafferenti, attraverso il nucleo parabranchiale, raggiungono i neuroni specifici della POA, che realizzano la risposta adattativa. L’esposizione di lunga durata al caldo genera in questi neuroni un’attività intrinsecamente sensibile alla temperatura, indipendente dall’afferenza parabranchiale. [Cfr. Nature Neuroscience – AOP doi: 10.1038/s41593-024-01830-0, 2024].

 

Sclerosi Multipla: il K index si conferma affidabile su un campione di pazienti italiani. Domizia Vecchio e colleghi hanno valutato l’affidabilità diagnostica del biomarker costituito da catene leggere K libere (KFLC) nel fluido cerebrospinale (CSF) in un campione di 1124 volontari, così ripartito: 417 affetti da sclerosi multipla, 287 con altri disturbi neurologici infiammatori e 420 affetti da patologie non infiammatorie. I risultati confermano l’affidabilità diagnostica dell’indice KFLC. [Cfr. Journal of Neurology – AOP doi: 10.1007/s00415-024-12826-y, December 12, 2024].

 

È possibile formare memorie a lungo termine senza una memoria a breve termine? È nozione indiscussa che la formazione di una memoria a lungo termine (LTM) consista nel consolidamento di una pregressa memoria a breve termine (STM). Myung Eun Shin e colleghi hanno dimostrato nel topo che l’inibizione optogenetica o genetica di CaMKII impedisce la formazione della memoria di breve durata, in una prova di evitamento inibitorio a distanza di un’ora, ma non la formazione della LTM rilevabile dopo un giorno. Similmente, è risultato che il potenziamento sinaptico corteccia-amigdala era più sensibile all’inibizione di CaMKII a un’ora che a un giorno dopo il training. Questo sembra dimostrare che la LTM non richieda STM e che la plasticità dipendente da CaMKII regola specificamente la STM per la memoria dell’evitamento. [Cfr. Nature Neuroscience – AOP doi: 10.1038/s41593-024-01831-z, 2024].

 

Ricomparso il virus della poliomielite nelle acque reflue in Europa: c’è da allarmarsi? L’appello a occuparsi della ricomparsa del poliovirus in Europa è stato appena rivolto su Science alla comunità scientifica internazionale da Leslie Roberts, dopo le dichiarazioni di Shahin Huseynov, massimo esperto del settore per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), che ha definito “molto preoccupante” che in paesi in cui la poliomielite è stata eradicata si reperisca il virus nelle acque di scarico. I rilievi sono avvenuti negli ultimi tre mesi in Spagna, Polonia e Germania; il 10 dicembre il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda, come la Finlandia, ha riferito di campioni positivi. Anche se le autorità mediche di questi paesi hanno precisato che non è stato rilevato alcun caso clinico di paralisi, il compito degli infettivologi è stabilire la provenienza di questi nuovi ceppi, per eliminarli all’origine.

I primi poliovirus isolati da questi campioni discendono da un ceppo isolato in Africa, ma l’estensione delle loro variazioni di sequenza rispetto al ceppo africano rende per il momento molto difficile la ricostruzione delle tappe percorse in Europa. Geneticamente – dice Huseynov – è “molto, molto insolito”.

Tutti i nuovi virus isolati sono “ceppi derivati da vaccino”, da poliovirus tipo 2. Non c’è da preoccuparsi per ora. Se la diffusione aumentasse esponenzialmente, allora si farà ricorso all’aggiunta all’IPV attualmente in uso di un nuovo vaccino OPV, di provata efficacia in questi casi. [Fonte: L. Roberts, Science, Dec. 11, 2024].

 

Lo splendido rosso degli uccelli Cardinale specchio dell’asse intestino-cervello. Uno studio di cinque anni sull’influenza del microbioma intestinale e, conseguentemente, dell’asse intestino-cervello sulla salute e sul successo riproduttivo di uccelli da canto, condotto sul Cardinale rosso o della Virginia (Cardinalis cardinalis) presso la Florida Atlantic University da Rindy Anderson, Morgan Slevin e colleghi, ha dimostrato che anche la qualità intensa e vivida del rosso del piumaggio e del becco, come la definizione della mascherina nera intorno agli occhi, dipendono da varietà e bilanciamento del microbioma intestinale, che influisce anche sulla risposta allo stress, come dimostrato dai livelli dei glucocorticoidi. [Oikos – AOP doi: 10.1111/oik.10905, Dec. 2024].

 

Le formiche del deserto usano il campo geomagnetico in modo diverso da altri insetti, piccioni e tartarughe marine. A differenza di altri insetti, quali la farfalla monarca (Danaus plexippus), di uccelli quali piccioni e specie migratorie, e della tartaruga marina, le formiche del deserto (Cataglyphis nodus) si orientano nello spazio rilevando la polarità del campo magnetico terrestre secondo un meccanismo proprio, come hanno scoperto Fleischmann e colleghi del gruppo di Mouritsen dell’Università di Oldenburg. La capacità di rilevazione magnetica di queste formiche non si basa sul meccanismo noto come “radical-pair”, ossia un effetto quantico luce-dipendente, ma su sottili particelle – forse come quelle di ossido di ferro del minerale magnetite – contenute in neuroni sensitivi che puntano al Nord magnetico come l’ago di una bussola. [Cfr. Current Biology – AOP doi: 10.1016/j.cub.2024.11.012, December 2024].

 

Perché il genere è indagato come biologia degli oligodendrociti cerebrali? La questione è stata posta a uno degli incontri settimanali della nostra società scientifica. David Featherstone e colleghi dell’Università di Chicago nel 2008 per primi riportarono un comportamento sessuale aberrante dovuto alla mutazione di un gene espresso nella glia centrale del moscerino della frutta Drosophila melanogaster. I maschi portatori della mutazione nel gene, chiamato genderblind, presentavano normale corteggiamento e copulazione con le femmine, ma in compagnia di maschi copulavano con essi con la stessa frequenza. La proteina codificata da genderblind è presente solo nelle cellule gliali del moscerino equivalenti ai nostri oligodendrociti, che forniscono la guaina mielinica agli assoni e rimuovono il glutammato in eccesso dalla fessura sinaptica. Dunque, il gene nel moscerino si esprime solo nella glia. I maschi devono percepire il ferormone femminile per tentare l’accoppiamento; il ferormone maschile è per loro repulsivo. Nei mutanti genderblind il glutammato si accumula fino a livelli tossici nella fessura sinaptica, compromettendo la funzione del circuito che consente di distinguere il ferormone attrattivo da quello repulsivo.

Questa è l’origine degli studi che oggi indagano gli oligodendrociti dei mammiferi per verificare se hanno un ruolo nel determinare l’orientamento di genere come nei moscerini della frutta [BM&L-International, December 2024].

 

Neuroni selettivi per la voce umana: lo studio da noi recensito preso a modello in una discussione. Una discussione volta alla programmazione sperimentale con ospiti della nostra società scientifica si è focalizzata su uno studio condotto da Margherita Giamundo e colleghi da noi recensito nel mese di giugno.

Ecco in sintesi i contenuti del lavoro. I ricercatori, in due macachi che ascoltavano suoni complessi, includenti le vocalizzazioni di varie specie differenti, con l’elettrofisiologia guidata da fMRI, hanno registrato l’attività di picco dei singoli neuroni nelle aree temporali anteriori identificate quali responsabili della risposta principale alla voce (anterior temporal voice patches). Oltre a identificare la selettività cellulare per la vocalizzazione dei conspecifici, hanno scoperto una insospettabile sub-popolazione di neuroni con una forte ed evidente selettività per la voce umana, non interpretabile facendo riferimento esclusivamente alla struttura spettrale o temporale dei suoni.

La geometria rappresentazionale uditiva realizzata da questi neuroni era fortemente correlata a quella misurata nelle aree per la voce umana mediante studio con neuroimmagini e, soltanto debolmente, alle strutture acustiche di basso livello. [Cfr. Note e Notizie 15-06-24 Neuroni selettivi per la voce umana, 2024].

 

La distruzione della famiglia naturale causa perdita di razionalità sociale e di ancoraggio psicologico allo sviluppo individuale. L’ultimo rapporto ISTAT informa che il 62% dei bambini è nato fuori dal matrimonio: ciò che in circa tremila anni – cominciando dalle più antiche civiltà mesopotamiche – è stata l’eccezione, nelle decadenti società contemporanee è divenuta la condizione della maggioranza. Il movimento giovanile di protesta contro i costumi borghesi della fine degli anni Sessanta, transitato attraverso l’ideologizzazione politica e la lotta all’etica religiosa, fatta passare per strumento di emancipazione delle classi subalterne, nel giro di pochi decenni è divenuto modo di pensare implicito, politicamente trasversale e sostenuto da un’economia sviluppata intorno all’erotizzazione strumentale dei rapporti umani, che sembra aver trasformato virtualmente ogni soggetto sociale in un perenne adolescente ricco e libertino, privo di valori ideali e polarizzato verso la ricerca di accoppiamenti sempre nuovi, in funzione dei quali organizzare il resto della vita, fino a quando malattie e vecchiaia non lo consentano più.

Abbiamo più volte e in dettaglio analizzato la nascita dell’oggetto “sesso” come fenomeno culturale – o sottoculturale – in contrasto con la realtà naturale, che ha sviluppato alcune prerogative fisiologiche in funzione della riproduzione e le vede usare a scopo edonistico individuale, per questo non vi ritorniamo in questa sede, ma ne sottolineiamo la centralità problematica in rapporto al difetto di assunzione delle responsabilità connesse ai ruoli sociali. Quanti pensatori hanno parlato negli ultimi decenni di ideologia di Lucignolo, l’amico ribelle che porta Pinocchio nel paese dei balocchi? Tanti, ma ora non se ne parla più in questi termini, perché sarebbe difficile per chiunque impostare una critica sul presupposto della “disobbedienza”, quando la trasgressione è diventata costume della maggioranza e, dunque, regola implicita.

La famiglia è il nucleo di collegamento tra dimensione individuale e dimensione sociale, e dovrebbe essere il luogo protetto in cui i figli sviluppano la propria personalità col supporto e gli insegnamenti dei genitori, in cui forgiano le abilità e si cimentano con le difficoltà di relazione imparando a superarle. La radice antropologica della cultura familiare, fondamento della ragione occidentale, come ha dimostrato nei suoi saggi Monica Lanfredini, è stato il nucleo essenziale anche di tutte le grandi civiltà orientali. La distruzione in atto è conseguenza della perdita del senso di questa realtà.

La discussione a questo riguardo, nel nostro seminario, è stata focalizzata sulla necessità di una presa di coscienza collettiva, del ritorno a una consapevolezza comune e diffusa che, dietro le mille razionalizzazioni più o meno ideologizzate e convincenti, c’è la mancata assunzione del ruolo adulto di individui partecipi della costruzione dell’edificio di senso e valore entro cui la vita umana trova la sua dimensione razionale, creativa e armonica.

Come accaduto nella discussione seminariale, qui di seguito sviluppiamo i concetti che Giovanna Rezzoni e Monica Lanfredini hanno espresso in varie occasioni e sintetizzato una prima volta in una notula del 21 gennaio 2023 dal titolo “Perché la distruzione della famiglia naturale è un attentato alla salute psicofisica del singolo”.

 

Cominciamo con la parte sviluppata da Giovanna Rezzoni. La “morte della famiglia”, idea diffusasi come una moda tra i giovani contestatori di mezzo secolo fa, è stata portata avanti secondo quella logica paradossale che allora si affacciava nelle aule parlamentari e oggi è divenuta endemia sociale diffusa: molte persone approfittano in chiave autoritaria del proprio ruolo in seno alla famiglia, e che si fa? Si denunciano, si censurano, si rieducano questi erranti? No, si teorizza l’abolizione della famiglia. Cito solo due dei libri che per decenni sono stati considerati fondamentali dai fautori della disintegrazione del nucleo creato da un contratto di assunzione di responsabilità reciproca da parte dei membri di una coppia per procreare, proteggere, sfamare e istruire i figli: 1) L’autorità e la famiglia di Herbert Marcuse, la cui prima stesura è del 1936 in pieno Nazismo e Fascismo, quando nei due principali regimi totalitari d’Europa i capifamiglia avevano compiti di imposizione sotto il diretto controllo delle autorità dittatoriali; 2) La famiglia che uccide di Morton Schatzman, che è un discutibile saggio psicoanalitico sul celebre caso di paranoia del presidente di corte d’appello Schreber studiato da Sigmund Freud, nel quale si presume che il disturbo mentale (che oggi sappiamo essere dovuto a un endofenotipo cerebrale con una forte componente eziologica genetica) fosse stato causato dai metodi pedagogici del padre di Schreber.

Questi due esempi la dicono lunga su quanto fosse cieco, irrazionale e pregiudiziale l’odio ideologico contro la famiglia naturale.

Si potrebbe scrivere un libro solo sui vantaggi materiali e morali del vivere in coppia e creare per i figli un alveo protettivo di relazioni basate sul reciproco farsi del bene, ma basti semplicemente citare un dato di fisiologia cardiocircolatoria: le persone che vivono da sole hanno mediamente la pressione più alta di quelle che vivono in coppia o in famiglia; e questa differenza si presenta anche nelle stesse persone quando fanno le due differenti esperienze di vita.

Abbiamo letto per decenni casi clinici e studi di psicoterapia familiare che elencavano i disagi, le frustrazioni e le sofferenze patite in famiglia da molti, così come i casi di famiglie internamente divise, e con i membri in perenne conflitto fra loro. All’origine di queste realtà si trovano spesso ragioni riconducibili al disagio mal gestito di una o più persone; disagio non riconosciuto che influenza i rapporti, genera tensioni, induce cambiamenti reattivi, dai quali nascono circoli viziosi che rendono entropica l’economia affettiva dell’intero nucleo familiare. In tutta questa “letteratura psicologica e psichiatrica” non si trovano mai casi di gruppi di persone dal perfetto equilibrio psicoadattativo individuale, che sono resi disfunzionanti dalla “forma familiare” dei rapporti; al contrario, in ambienti familiari in cui uno o più membri fanno esperienza frustrante della convivenza, si può spesso risalire a singoli che trasmettono il proprio malessere all’insieme. Dunque, negli ultimi trent’anni si sono avute innumerevoli prove di persone che non sono in grado per tante diverse ragioni, che vanno da quelle culturali alla psicopatologia, di svolgere in modo ottimale il proprio ruolo in seno alla famiglia, e nessuna prova che l’aggregazione familiare in quanto tale crei “vittime e carnefici”.

Non ha per questo alcuna giustificazione in termini di salute psichica l’idea di distruggere la famiglia naturale basata su vincoli di responsabilità.

Bisognerebbe educare e formare al ruolo di membri di una coppia: la capacità oblativa sviluppata e curata precocemente dà piacere, soddisfazione e forza, contribuendo a creare profili neurochimici, neuroendocrini e neuroimmunitari favorevoli, con bassi livelli di citochine infiammatorie, basso tasso di ormoni dello stress ed elevato grado di segnalazione neuroprotettiva con un effetto di sostegno per l’equilibrio adattativo tipico del soggetto.

 

Proseguiamo con la parte trattata da Monica Lanfredini. Il mutuo dono di sé tra i coniugi – con tutti i limiti e le difficoltà che ciascuno di noi conosce per esperienza – fonda le basi per rapporti di reciprocità empatica e supportiva anche nei figli. Se ciascuno si adopera a questo fine, il risultato di un’armonia, sia pure non costante e resa imperfetta da difficoltà e sofferenze, si raggiunge. La famiglia costituisce così un microcosmo protetto, in cui ciascun membro sa di poter sperimentare, proporre all’attenzione e al giudizio di chi lo ama, ciò che dovrà o vorrà portare nel mondo esterno. Un’unione familiare affettivamente riuscita è anche un luogo relazionale in cui rielaborare gli accadimenti della vita lavorativa, scolastica e sociale in genere, ottenendo un’amplificazione delle esperienze positive e una neutralizzazione o parziale attenuazione di quelle negative. È vero che per avere i migliori risultati entrambi i membri di una coppia dovrebbero essere educati all’arte del vivere, ed avere la pazienza dell’esempio con la costanza perseverante della reiterazione incondizionata degli atteggiamenti desiderabili, per trasmettere la stessa arte di stare insieme ai propri figli, ma è pur vero che nell’imperfezione delle cose umane il tendere dei genitori a questo fine, secondo la celebre formula di Aristotele in genere e per lo più  (aei ē ōs epi to polu), può essere sufficiente a creare delle condizioni migliori di crescita e di vita di quelle che si hanno in assenza di famiglia.

Distruggere la famiglia vuol dire rinunciare del tutto a questa possibilità e finire per tentare di surrogarla per il resto della vita con relazioni “sperimentali” che si rivelano spesso fallimentari perché, come hanno rilevato innumerevoli volte gli studi di psicoterapia della coppia, si tratta di rapporti stabiliti quasi sempre tra persone affettivamente immature e tendenti a cercare qualcosa di diverso dalla condivisione della vita in termini affettivi e progettuali. Senza contare un epifenomeno ben noto a psichiatri e psicoterapeuti: i membri di coppie temporanee basate su una relazione solo superficiale o di intesa esclusivamente sessuale tendono a compensare caricando di eccessive attese e pretese i rapporti di amicizia. Ma in nome di cosa? Del dio dell’individualismo edonico? Del piacere in fuga metonimica che non soddisfa mai e cancella la capacità di provare gioia e donarla ad altri? O solo perché non si è mai maturati abbastanza da essere in grado di assumersi la responsabilità della vita e della felicità delle persone che si amano?

 

Concludiamo ritornando alla necessità di una presa di coscienza collettiva del valore antropologico dei ruoli familiari, che possono essere interpretati in modo diverso ma non aboliti, se non si vuol rischiare di perdere la stessa identità umana da cui deriva il contesto civile. Una lettura che può contribuire ad aprire gli occhi dei nostri contemporanei, resi ciechi dalla routinaria immersione in questo mondo pervaso dai suoi stereotipi acefali e persistenti di degrado fatto passare per “golden standard” se formalmente aderente al “politically correct”, è Le strutture elementari della parentela, saggio scritto da Claude Lévi-Strauss nel 1947, pubblicato nel 1949 ma tradotto in italiano solo molto tempo dopo. Al di là delle interessanti tesi sviluppate dal fondatore dello strutturalismo, il saggio evidenzia l’esistenza e l’imprescindibilità in ogni aggregazione umana, anche allo stato tribale, di “strutture elementari della parentela” determinate da “ciò che i sociologi chiamano abitualmente matrimonio preferenziale”[1], ossia tra membri di una comunità non direttamente consanguinei. Queste strutture costituiscono, prima per il bambino che forma la mente al suo interno, poi per la famiglia e, infine, per tutto l’insieme sociale, un paradigma di ragione e di senso entro cui concepire la realtà. [BM&L-Italia, dicembre 2024].

 

Notule

BM&L-14 dicembre 2024

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[1] Claude Lévi-Strauss, Le strutture elementari della parentela, p. 11, Feltrinelli, Milano 1969.